lunedì 20 aprile 2020

STEP #07: ENERGIA IN POESIA

Energia luminosa della notte: i lampioni e la luna


Paolo Buzzi, Primi lampioni
I notturni di John Atkinson Grimshaw
J.A. Grinshaw, On Hampstead Hill
Esco alla notte
contro gli amici lampioni.
Son gli occhi dei nuovi mostri terreni. Sfavillano
la luce ignota a' miei avi. Mi fan l'aria moderna
onde questo respiro d'uomo semplice 
diventa verso libero di poeta complesso.
Amo le ombre lunghe a sbarra dei lampioni 
e vi cammino con piedi sicuri e sogni di vertigine 
come l'equilibrista sul filo teso al precipizio.
e più amo i fogliami d'alberi del viale
che la luce elettrica dipinge ad acquerello
sul cartone prolisso dei lastricati.
E più amo la mia ombra che pare
lo svelto impaccio della mia stessa anima fra' miei piedi.



Con questo componimento appartenente alla raccolta Versi liberi, Paolo Buzzi(1874-1956), tra i primi ad aderire al movimento futurista, celebrò il paesaggio notturno illuminato dai lampioni.
Portavoci della celebrazione del mito della modernità, in contrapposizione alla grigia mediocrità della società passata, tra gli spunti polemici della poetica dei futuristi rientrava l'avversione al "chiaro di luna", simbolo di una sensibilità romantica e decadente e di una civiltà ormai superata.

Pochi decenni prima di Buzzi, infatti, Aleksandr Sergeevič Puškin(1799-1837), uno dei principali esponenti del romanticismo russo, dedicò un componimento alla luce della luna, eprimendosi in toni polemici nei confronti della luce artificiale, "colpevole" di aver reso quella lunare di secondaria importanza.

Luna, la celeste lampada,
a cui un tempo consacrammo
passeggiate al buio, e lacrime, 
di segrete pene balsamo... E oggi in lei vediamo solo
un rimpiazzo dei lampioni

Indubbiamente, tra i numerosi danni che l'umanità ha generato sull'ambiente nei secoli, viene annoverato l'inquinamento luminoso, ancora troppo spesso sottovalutato. 
"Ogni irradiazione di luce diretta al di fuori delle aree a cui essa è funzionalmente dedicata, ed in particolare verso la volta celeste", come si legge nella definizione legislativa più utilizzata, provoca danni di diversa natura: ambientali, scientifici, economici e culturali. Infatti, nei paesi più inquinati, si lamenta la sparizione del cielo stellato, da sempre fonte d'ispirazione per la religione, la filosofia, la scienza e la cultura a livello generale.
Ed ecco che, di fronte a fenomeni di questo tipo, è inevitabile chiedersi fino a che punto l'umanità sia disposta a spingersi per soddisfare richieste e necessità che sembrano non avere un limite; è davvero possibile parlare di sviluppo e progresso di fronte a danni potenzialmente irreparabili?


       
   Fonti:
 

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